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In Trentino oltre 300 investimenti di animali in soli 4 mesi: “Il 95% degli incidenti avviene nel 30% della rete stradale”. Ma dove sono finiti i progetti che pure la Lega chiedeva?

Quasi il 95% degli investimenti di ungulati avviene nel 30% della rete stradale del Trentino. Proprio per questo negli anni passati la Provincia aveva attivato alcuni progetti innovativi per cercare di mitigare il problema, persino la Lega aveva depositato una mozione, ma di queste soluzione tecnologiche si sono perse le tracce. Nel frattempo, dall’inizio dell’anno, ci sono stati oltre 300 incidenti

A destra un'illustrazione che spiega il funzionamento del sistema "Margine"
Di Tiziano Grottolo - 16 maggio 2022 - 06:01

TRENTO. Nei primi 4 mesi del 2022 sono stati oltre 300 gli investimenti di animali selvatici avvenuti sulle strade trentine. Soprattutto cervi e caprioli, ma non sono mancati cinghiali, lupi e altri mammiferi più piccoli come volpi, tassi, scoiattoli, lepri e faine. Pochi giorni fa era toccato a un orsetto ancora molto giovane, sbalzato fuori strada con due zampe fratturate e vari traumi. La maggior parte degli investimenti avviene fra il tramonto e l’alba, quando molti animali sono più attivi e la visibilità per gli automobilisti si riduce, inoltre tendono a concentrarsi in primavera e in autunno.

 

Secondo i dati a disposizione della Provincia esistono alcune strade dove la probabilità di incorrere in questo tipo di incidenti è più alta. Per quanto riguarda il cervo le “zone calde” sono il tratto della strada statale 42 tra Ossana e Dimaro e l’area attorno a Cavalese fra la strada provinciale 232 e la strada statale 48.

Gli incidenti con i caprioli invece sono diffusi su tutto il territorio ma avvengono con più frequenza lungo la strada statale 43 tra Denno e Fondo, e nel tratto fra Pergine e Borgo della strada statale 47 “della Valsugana”. Molto pericolose pure la strada statale 45 bis “della Gardesana”, in particolare nella zona fra Vezzano e Trento, è la strada statale 237 “del Caffaro” tra Storo e Cimego.

 

Il più delle volte gli automobilisti se la cavano con un grande spavento ma anche molti danni da pagare di tasca propria. Da molti anni infatti, la Provincia (a meno che non se ne dimostri una diretta responsabilità) ha smesso di risarcire gli utenti della strada che rimangono coinvolti negli incidenti con gli ungulati. Più di recente la Giunta leghista ha tolto l’indennizzo dei danni pure per chi investe un orso o un lupo.

 

Da tempo le associazioni ambientaliste e parte della politica chiedono (con scarsi risultati) alla Giunta leghista di intraprendere delle azioni concrete per arginare questo fenomeno. Pochi mesi fa per esempio, la maggioranza ha bocciato una mozione dove si chiedeva di presentare uno studio sulla dislocazione e sulle caratteristiche dei corridoi faunistici presenti sul territorio provinciale. Questi corridoi, che consentirebbero agli animali di attraversare le strade in sicurezza evitando gli incidenti, a detta di molti sono troppo pochi. Secondo un rapporto del Servizio gestione strade della Provincia di Trento (che risale al 2009) quasi il 95% degli investimenti di ungulati avviene nel 30% della rete stradale, pertanto le soluzioni potrebbero essere concentrate nelle zone più pericolose.

Il problema è che la maggior parte delle interrogazioni sul tema sono rimaste inevase. Tra i vari documenti prodotti dal Consiglio provinciale spunta anche una proposta di mozione presentata dalla Lega dove si chiede di “promuovere e incentivare l’installazione in via sperimentale di sistemi attivi atti a scongiurare gli investimenti di animali selvatici, basati sull’utilizzo di termocamere a infrarossi che individuano la reale presenza dell’animale a bordo strada, così da allertare anticipatamente gli automobilisti e scongiurare gli investimenti”.

 

Oltre ai corridoi faunistici esistono anche soluzioni tecnologiche e che in alcuni casi sono già state sperimentate in Trentino, peccato che i risultati raramente vengono resi noti. Tra il 1998 e il 2002, lungo diversi tratti stradali, erano stati installati speciali catadiottri “antifauna”, in pratica dei dissuasori ottici che, attivandosi con i fanali delle auto, riflettevano la luce di modo che gli animali selvatici fossero indotti a fermarsi e attraversare la carreggiata dopo il passaggio dei veicoli. Stando ai primi risultati raccolti pare che questi dissuasori avessero contribuito a ridurre il numero di incidenti.

 

Qualche anno fa invece, il centro di ricerca Eledia, in collaborazione con la Provincia (e l’Associazione cacciatori), aveva installato l’innovativo sistema di monitoraggio “Margine” che, servendosi della tecnologia wireless, è pensato per segnalare la presenza in tempo reale di animali selvatici a bordo strada. I dispositivi installati lungo i margini della carreggiata delimitano “un’area di sicurezza”, quando un animale vi entra fa scattare una serie di sensori che in tempo reale inviano i dati a un’unità di controllo. A questo punto il sistema è in grado di interagire con la segnaletica stradale per indicare tempestivamente la presenza di animali a bordo strada. In questo modo gli automobilista non si abituano alla presenza della segnaletica perché nel momento in cui un segnale si illumina significa che nei paraggi c’è effettivamente un animale selvatico e in questo modo chi è alla guida può regolarsi.

Eppure dopo la sperimentazione, avvenuta tra il 2016 e il 2017, non si è più passati all’applicazione. Nel 2020 il Movimento 5 Stelle aveva fatto approvare un ordine del giorno per l’applicazione di “Margine” su alcuni dei tratti stradali maggiormente interessati dal fenomeno degli attraversamenti di animali ma da allora non si è più saputo nulla.

 

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