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Coronavirus, le Regioni dell'arco alpino chiedono 4,5 miliardi di ristoro. Dallapiccola: ''Sono tante le categorie che soffrono in Trentino, intanto si usino gli strumenti dell'Autonomia''
La stagione dello sci non è mai cominciata. Tante le categorie che soffrono legate alla filiera del turismo. Oltre a trattare con Roma, le opposizioni in Consiglio provinciale hanno chiesto all'esecutivo leghista di attivare alcuni strumenti per fronteggiare la crisi causata da Covid-19 e salvaguardare il tessuto socio-economico

TRENTO. "Quello dei maestri di sci è il grido d'aiuto di un comparto che non soffre però da solo". Così l'ex assessore Michele Dallapiccola, che interviene sul tema dei ristori sollevato in materia sostegni dal Collegio trentino del settore (Qui articolo). "I liberi professionisti, gli artigiani senza dipendenti e tutte le categorie che affrontano i propri impegni in maniera personale e diretta, specialmente se legata all'economia turistica in termini di ristoro, hanno ricevuto ben poco".
Sono state ore tese per le aree montane. Dopo un primo semaforo verde, anche l'Alto Adige è ripiegato. Nel frattempo è arrivata la decisione del governo: gli impianti restano chiusi almeno fino al 15 febbraio, ma non ci sono grandissime certezze che dopo questa data ci sia comunque un via libera. La stagione dello sci non è mai cominciata. Tante le categorie che soffrono legate alla filiera del turismo.
Le opposizioni in Consiglio provinciale hanno chiesto all'esecutivo leghista di attivare alcuni strumenti per fronteggiare la crisi causata da Covid-19 e salvaguardare il tessuto socio-economico, ma anche di anticipare diversi provvedimenti e sbloccare risorse facendo leva sull'autonomia. I maestri di sci del Collegio trentino sono, come tanti altri settori, in attesa di risposte con piazza Dante a sua volta in trattativa con Roma per capire l'ammontare dei ristori da poi veicolare sul territorio.
Nelle scorse ore è stato inviato un documento a livello di Regioni dell'arco alpino per chiedere allo Stato 4,5 miliardi a ristoro di tutte le attività economiche e dei lavoratori che ruotano intorno al circo bianco direttamente e indirettamente.
"Solo per il Trentino - dice l'assessore Roberto Failoni - parliamo di più di un miliardo di euro perso. Chiaramente l’andamento dei fatturati della stagione invernale si concentra principalmente nel periodo dicembre-marzo e quindi tali operatori non hanno fino a oggi trovato ristoro nelle misure statali, principalmente a causa del criterio che vede il confronto del fatturato aprile 2020 su aprile 2019".
Queste le ragioni che portano i territori a prevedere un duplice intervento. Da un lato il fondo per gli operatori economici. Per le aziende o lavoratori autonomi appartenenti ai codici Ateco propri del settore turistico invernale e per tutte le imprese o lavoratori autonomi appartenenti all’indotto si prevede un contributo calcolato - con due quote di erogazione - sul calo di fatturato della stagione invernale da novembre a maggio 2020/2021 rispetto al fatturato dei mesi di novembre-maggio 2018/2019.
In particolare, si propongono le percentuali di intervento sulla differenza di fatturato tra i due periodi presi in considerazione: 50% per i soggetti con ricavi non superiori a 2,5 milioni nel periodo d'imposta 2019; 40% per i soggetti con ricavi tra i 2,5 e i 5 milioni; 30% per i soggetti con ricavi superiori ai 5 milioni. Il contributo spetta anche in assenza dei requisiti di fatturato ai soggetti che hanno attivato la partita Iva a partire dal 1 novembre 2018.
E' stato poi ipotizzato un intervento a favore dei lavoratori stagionali. "Il Decreto ristori stabilisce un ristoro una tantum di 1.000 euro più 1.000 euro per i lavoratori stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo. Considerando che il provvedimento copriva novembre-dicembre - aggiunge Failoni - chiediamo il riconoscimento una tantum di 2.000 euro per i mesi di gennaio - febbraio per i lavoratori del turismo invernale, stagionali o autonomi che non possiedono partita Iva o affini, a cui vanno aggiunti altri 2.000 euro per marzo-aprile non dovessero essere riassunti".
In alternativa la richiesta è quella di trasferire alle Regione e Province autonome interessate di un volume di risorse adeguato per attivare le misure di contributo. E' arrivato un altro time out e intanto Anef si concentra sui ristori con l'ipotesi avanzata al governo nazionale di valutare tanto l'annualità e non la stagione quanto i costi senza ricavi già sostenuti in estate e autunno per preparare le località (Qui articolo). Un via libera a metà febbraio tutt'altro che scontato ma le stazioni si sono date comunque un mese per verificare la sostenibilità, la situazione epidemiologica e il contesto più in generale (Qui articolo).
Ma tutte le categorie sono in sofferenza a causa della crisi economica innescata dall'emergenza coronavirus, come le scuole di sci: ferme da marzo scorso e senza grossomodo aver avuto accesso ai ristori, come spiegato dal presidente del Collegio dei maestri (Qui articolo).
"C'è il grido d'allarme di una categoria che purtroppo non soffre da sole. I liberi professionisti - dice Dallapiccola - gli artigiani senza dipendenti e tutte le categorie lavorative che affrontano i propri impegni in maniera personale e diretta, specialmente se legata all’economia turistica, in termini di ristoro economico pubblico, finora dalle istituzioni ha ricevuto ben poco".
La situazione è difficile a più livelli, la curva del contagio fatica a calare e la pressione sugli ospedali è ancora alta, mentre le attività economiche sono in difficoltà. Le opposizioni si sono espresse più volte per chiedere alla Provincia un cambio di passo e prevedere già risorse a sostegno del tessuto imprenditoriale e dei lavoratori, come evidenziato anche dall'ex assessore Alessandro Olivi (Qui articolo) e dall'ex presidente Ugo Rossi (Qui articolo).
"La Pat non sembra dimostrare particolare velocità nel prevedere sostegni verso questa popolazione lavorativa la cui resistenza è ormai allo stremo. Stesso discorso vale per il governo nazionale. Però si possono sfruttare almeno in via preliminare agli strumenti dell'autonomia: necessario che la Giunta metta in atto aiuti a queste particolari categorie e presenti dei piani in Consiglio provinciale", conclude Dallapiccola.