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Coronavirus, Rossi: ''Gli esercenti trentini gli unici in Italia a pagare la seconda rata dell'Imis. Le nostre proposte bocciate perché si preferisce la propaganda''
Nei giorni scorsi gli esercenti sono scesi in strada per manifestare la frustrazione per l'impossibilità di lavorare. La protesta aveva ricevuto solidarietà da tutto l'arco politico, ma la Pat non sarebbe intervenuta per sospendere il pagamento. L'ex presidente Rossi: "A Bolzano c'è una norma di esenzione, mentre quella del governo vale sul resto del territorio nazionale. Qui non si è intervenuti, così a pagare il conto sono i nostri esercenti"

TRENTO. "Solo in Trentino si è versata la seconda rata dell'Imis (la tassa Imu in Italia) del 2020, questo perché la Provincia non è stata in grado di intervenire sulla base degli strumenti dell'autonomia". Così l'ex presidente Ugo Rossi. "A Bolzano c'è una norma specifica di esenzione, mentre quella del governo vale sul resto del territorio nazionale. Qui non si è intervenuti con gli opportuni accorgimenti, così a pagare il conto sono i nostri esercenti".
Il risultato? I bar, ristoranti, negozi e quei pubblici esercizi di proprietà dei titolari che esercitano direttamente la professione all'interno dell'immobile si trovano a dover pagare l'Imis. "Questa norma - dice Rossi - tocca la grande parte degli esercenti e degli operatori trentini. Sarebbe bastato allargare quella del settore turistici agli altri comparti. Nonostante gli emendamenti presentati in Consiglio provinciale, la maggioranza leghista non ha mai trovato il tempo di affrontare in modo serio e puntuale la questione. E adesso il tessuto economico già provato dall'emergenza Covid-19 si è trovato a dover pagare la rata. Gli unici, purtroppo, in Italia".
Nei giorni scorsi gli esercenti sono scesi in strada per manifestare la frustrazione per l'impossibilità di lavorare, il corteo dei grembiuli bianchi si è trovato a sfilare nel capoluogo (Qui articolo). La protesta aveva ricevuto solidarietà da tutto l'arco politico.
Il Patt aveva espresso la propria vicinanza, evidenziando non solo la mancanza di ristori da parte del governo ma anche da parte dell'amministrazione provinciale. Il presidente Maurizio Fugatti, da parte sua, aveva appoggiato la protesta. "Credo sia legittima la protesta delle categorie economiche, tanto più giustificata dai limitati ristori a oggi ricevuti. Non aiuta inoltre questo continuo alternarsi giornaliero tra zona gialla, arancione e rossa".
Sempre nelle scorse settimane l'assessore Roberto Failoni, forse per scaricare un po' di responsabilità sul governo, era intervenuto in un punto stampa per spiegare che la norma Imis voluta a Roma si è rivelata carica di criticità. Un provvedimento per il settore turistico sul quale la Lega trentina stessa aveva provato a mettere il cappello (Qui articolo). Le misure messe in campo ormai da quasi un anno per fronteggiare l'emergenza coronavirus hanno avuto naturalmente ripercussioni sul tessuto economico.
Tante le categorie in difficoltà. In particolare l'opzione del take-away non è più sufficiente per riuscire a coprire gran parte delle spese e per pagare gli stipendi dei dipendenti. E gli effetti della chiusura di queste attività di ristorazione si sentono a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne alla frutta e alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
Incertezza, assenza di programmazione, obblighi e divieti, orari ristretti e penalizzanti, incassi azzerati ma spese costanti, ristori insufficienti hanno esasperato gli imprenditori. Sono diverse le criticità evidenziate dalla parte imprenditoriale. "Già nei mesi scorsi - evidenzia Rossi - siamo intervenuti con un disegno di legge di recepimento di esenzione dell'Imis per i soli alberghi per allargare il provvedimento a tutti gli esercizi, l'esecutivo provinciale però ha risposto che quello non era il momento adatto e che avrebbero valutato successivamente le azioni da intraprendere" (Qui articolo).
L'occasione per presentare l'estensione della norma valida per i soli alberghi si è ripresentata nella discussione della manovra di bilancio del 2021. "E' stato depositato l'emendamento per il prossimo anno in quanto la scadenza da pagare era ormai imminente. Così - dice il consigliere provinciale del Patt - abbiamo provato a intervenire almeno sui prossimi 12 mesi ma la proposta è stata nuovamente respinta dalla Giunta Fugatti, senza alcuna motivazione. La Provincia dell'Alto Adige invece si è attivata per tutte le azioni del caso. E, infatti, gli esercenti non hanno versato la rata".
Da un lato non si è intervenuti, mentre sempre a livello economico e nel corso della finanziaria, la Lega è intervenuta in materia Irap: un aumento delle tasse per le imprese del +14% in piena crisi dopo che già a maggio scorso l'esecutivo è sembrato piuttosto freddino sul provvedimento delineato dal governo a Roma. La Provincia ha tolto alcune agevolazioni, un contrappeso "che viene da una serie di interventi a favore delle aziende ben più consistente. Un modesto sacrificio per le ditte, una sorta di caffè in meno al giorno" (Qui articolo).
E non era nemmeno la prima volta che la Lega è intervenuta per aumentare le tasse. Già la prima manovra di bilancio del carroccio aveva portato a far cassa sui redditi più bassi con la modifica dell'esenzione dell'addizionale Irpef: da 15 mila a 20 mila euro lordi annui sul segmento più debole del nostro mondo del lavoro, persone con livelli salariali bassi o medio bassi (Qui articolo).
Una Provincia che sembra temporeggiare, mentre le minoranze chiedono interventi concreti per supportare il territorio e prevedere agevolazioni per sostenere i trentini. "Ormai siamo abituati ai soliti ritornelli di propaganda. C'è impegno e vicinanza da parte della Lega ma spesso non c'è corrispondenza con le azioni. Se una proposta è seria e praticabile, questa non viene accolta perché è semplicemente portata avanti dagli altri e quindi non si adatta a essere sbandierata per trovare i consensi. Però a rimetterci è il tessuto economico provinciale con tutti i riflessi sociali. Resta che gli unici in Italia a versare la seconda rata dell'Imis sono stati i nostri imprenditori", conclude Rossi.