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Concerto Vasco Rossi, la Trentino Music Arena costa 2 milioni di euro: “Evento equiparato a una calamità naturale”, Manica interroga Fugatti

Semina, sfalcio e irrigazione per la Trentino Music Arena costano 162mila euro mentre il conto per i lavori di drenaggio e modellazione dei terreni arriva a 342.500 euro, poi ci sono 100mila euro per le consulenze. Il totale? Circa 2 milioni di euro. Manica: “A questo progetto sta lavorando la Protezione Civile del Trentino vista l’equiparazione dell’evento a una calamità naturale”

Di Tiziano Grottolo - 05 febbraio 2022 - 11:07

TRENTO. Continua a tenere banco la vicenda del concerto di Vasco Rossi e della realizzazione della Trentino Music Arena che tanto sta impegnando la Giunta Fugatti, fra costi elevati e polemiche sulla sicurezza. “A questo progetto – ricorda Alessio Manica del Partito Democratico – sta lavorando la Protezione Civile del Trentino vista l’equiparazione dell’evento a una calamità naturale disposta con ordinanza dal presidente Maurizio Fugatti”. Un evento per il quale la stessa Provincia parla di “grave disagio per la collettività, che non è fronteggiabile attraverso l’ordinaria attività dell’​amministrazione pubblica”.

 

Ad ogni modo, nei giorni scorsi Fugatti e i dirigenti della Provincia hanno illustrato le fasi operative dell’allestimento della Trentino Music Arena. È proprio per avere un quadro completo delle attività in corso e di quelle previste che il consigliere Dem ha eseguito un accesso agli atti e agli elaborati tecnici: “Dall’illustrazione – prosegue Manica – si è avuta la conferma che stante l’attuale previsione urbanistica del Piano regolatore generale del Comune di Trento, su quell’area senza un’apposita variante non potranno essere fatte che opere minimali di infrastrutturazione e sistemazione del terreno”.

 

Nel frattempo sull’area sono già state realizzate numerose opere che di reversibile avrebbero ben poco: “L’abbattimento delle strutture presenti, l’estirpo di svariati ettari di vigneto e frutteto, lo spianamento e la distribuzione di enormi quantità di terra già presenti in loco e trasportate. È previsto inoltre l’intubamento delle Fosse di bonifica denominate Catena e del Palù, in deroga rispetto alle norme del Piano di Gestione ed Utilizzo della Acque pubbliche, e la realizzazione di altre numerose opere di infrastrutturazione”.

 

Nel dettaglio, solo per quanto riguarda la prima fase, per la preparazione, l’installazione e lo smontaggio (di competenza del Servizio Bacini montani) sono stati previsti 25mila euro. Per la demolizione dei manufatti edilizi esistenti (di competenza di Apop-Servizio Opere Civili) 74.700 euro mentre per i lavori di drenaggio e modellazione dei terreni (di competenza del Servizio Bacini montani) la bellezza di 342.500 euro. Semina, sfalcio e irrigazione a cura dell’Agenzia Provinciale Foreste Demaniali costano 162 mila euro. Forniture e spese varie per recinzioni, prove, controlli e attrezzature vengono 107.500 euro. Per incarichi professionali se ne sono andati altri 100mila euro, aggiungendo Iva e altre spese si arriva a 1 milione di euro solo per la prima fase.


A questi vanno aggiunti i lavori per la preparazione dei varchi di ingresso con biglietti, fra cui: preparazione, installazioni e smontaggio, opere d’arte in terra e drenaggi, opere in verde, impianti elettrici, cavidotti, pozzetti, condotte, pozzetti e una rete idrica. Per una stima che anche secondo la Pat si aggira sui 2 milioni di euro.

 

Secondo il Pd poi, un capitolo a parte meritano le operazioni di spargimento della terra, 40.000 metri cubi già presenti in loco e altri 75.000 metri cubi fatti arrivare dall’esterno, con un innalzamento finale medio del piano di campagna di 1 metro. “Sulla terra presente in loco – proveniente dal cantiere della Galleria di Moena e lì depositata ormai da più di dieci anni, spiega Manica – era stata rilevata già al tempo del deposito una forma di inquinamento da fosfati, giudicata comunque dai tecnici non problematica, ma che qualche perplessità la manifesta”.

 

Nella conferenza dei servizi inoltre la responsabile del Servizio edilizia del Comune di Trento aveva evidenziato come non risulterebbero depositati titoli edilizi che legittimino la presenza del deposito di materiale sull’area oggetto d’intervento, aggiungendo che dagli elaborati non se ne evincono né la quantificazione né l’ingombro.

 

Per tutte queste ragioni Manica ha depositato una nuova interrogazione (QUI la precedente) per chiedere in particolare alla Giunta in che modo le opere eseguite e previste possano considerarsi provvisorie e reversibili e quindi conformi al Prg di Trento, a cominciare dall’intubamento in deroga di due rogge, e se esistono le caratterizzazioni della terra presente in loco e i titoli edilizi necessari a giustificarne il deposito.

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