Le recensioni del Nereo, ''Osteria Sant'Anna, un gusto estetico antico. Un vecchio monastero che riscopre la tradizione del buon cibo''
Il grande giornalista Nereo Pederzolli ha recensito due ristoranti nel numero speciale dedicato a La Leggendaria Charly Gaul e La Moserissima

TRENTO. Dopo Al Mercato (Qui articolo) e Ai Tre Garofani (Qui articolo), Hosteria Toblino (Qui articolo) e Stella Alpina (Qui articolo), le recensioni del grande giornalista Nereo Pederzolli per Dolomiti.eat nel numero speciale dedicato al Festival dell'Economia (Qui magazine completo), ecco quelle per La Leggendaria Charly Gaul e La Moserissima (Qui magazine completo). Dopo le Rocce Rosse (Qui articolo), tappa all'osteria Sant'Anna.
Sperduta, lontana e nel contempo altrettanto vicina. Concilia con l’habitat ‘bondonero’, recupera un gusto estetico antico, stimola a gustare un cibo semplice quanto corroborante. Pietanze per sedentari, pure per quanti quassù dovrebbero arrivare soltanto a piedi, qualche decina di minuti dal sottostante sobborgo di Sopramonte. Oppure sostare dopo una ‘normale’ biciclettata fuoripista, molto meno impegnativa della corsa che in questo fine settimana anima il Bondone e tutta la Valle dei Laghi.
L’osteria sant’Anna è l’enclave del gusto semplice, un po' ancora troppo poco rinomata. E’ forse l’unica espressione culinaria in grado di recuperare un patrimonio ahimè disperso: quello che per quasi mezzo secolo aveva ‘servito’ Lucia Gius, sui tavoli prima del Paròl di Povo, poi nel suggestivo Maso Cantanghel di Civezzano. Peccato. Così tra i prati verso le malghe del Bondone, ecco che questo rifugio gastronomico può incidere sull’evoluzione del gusto trentino.
A partire dalla sua collocazione, un vecchio monastero datato 1234, tra monaci – e monache, pure religiosi laici – che per secoli avevano qui il loro ‘buen retiro’, di contemplazione, di certe golosità. Quelle che ora, da qualche stagione, vengono servite tra i tavoli delle suggestive stanze, ognuna caratterizzata da un elemento agronomico assolutamente tradizionale.
Menù di stampo solo apparentemente rustico e montanaro. C’è una ricerca estetica, la cura delle materie prime, la sostenibilità ambientale. Ingredienti di stagione, che in questo periodo sono improntati alla freschezza e alta digeribilità. Qualche piatto: tanti taglieri con salumi e formaggi nostrani. Magari con il ‘tortèl’ di patate. Poi fettuccine alla selvaggina, gnocchi di polenta alla crudaiola ( con verdure fresche) seguite da spezzatino o puntine di maiale. Casalinghi i dessert, dal tiramisù allo strudel, panna cotta, torta tenerina compresa.
Degustazioni in evoluzione, proposte con una serie di curiose formule, come il ‘Canederlando’, di giovedì, quando si possono assaggiare 4 diversi tipi di questa specialità tutta nostrana.
Porte aperte per la sosta di escursionisti – merende e servizio bar - e grande attenzione ai ‘piccoli gourmet’, i bambini. Con qualche pietanza golosa loro dedicata, lasciando spazio alla frenesia dei più indomiti, liberi di scorrazzare sui prati circostanti tra un piatto di pasta e qualche manicaretto più impegnativo.
Cantina decisamente ‘local’, con mirata selezione di vini biologici, quelli di alcuni micro aziende trentine come quella di Giuliano Micheletti, vignaiolo con laurea in architettura, cultore di vigneti sistemati sul versante di Drena e pure tra la collina che domina le Torri di Man, verso san Rocco, a Trento. Prezzi decisamente ‘pop’, per una sosta che vale la pena di vivere. Arrivando in auto, meglio appunto se camminando o pedalando.