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Il Messaggero: ''Covid, l'epidemia nascosta di Trento: tamponi fantasma e dati fasulli'', dopo Zaia la gestione trentina diventa caso nazionale

Dopo che Zaia ha risposto sull'argomento in conferenza stampa ribadendo che il Veneto ha (come aveva spiegato anche l'azienda sanitaria altoatesina per conto loro) sempre verificato i positivi agli antigenici con i molecolari ora anche lo storico quotidiano romano si occupa della questione. Il Trentino aveva già sbagliato a maggio per oltre un mese a comunicare i dati a Roma riuscendo, però, così a trasformarsi da territorio problematico a covid-free in poche ore. Questa volta, però, siamo nel pieno della pandemia. Bassi citato dal giornale: ''È uno scandalo indegno di una società europea, come quella trentina, con la trasparenza nel Dna. Chi ne risponderà?''

Di Luca Pianesi - 12 dicembre 2020 - 12:09

TRENTO. ''Covid, l'epidemia nascosta di Trento: tamponi fantasma e dati fasulli'', titola così oggi il Messaggero un suo articolo tutto dedicato all'analisi dei dati della provincia di Trento e alla gestione con ''trucchetto'' per abbassare il numero di positivi totali, che il Dolomiti vi racconta da settimane. L'attenzione nazionale torna, quindi, ad occuparsi della gestione della pandemia in Trentino e, come già accaduto a maggio, quando Fugatti e soci avevano deciso di interpretare a modo loro una circolare del ministero riuscendo a passare da un giorno all'altro da territorio problematico a territorio Covid-free, la figura è davvero misera.

 

Ne emerge un Trentino che prova a fare il furbo ma compie atti talmente smaccati da risultare altro che furbo. ''Leggiamo tra le pieghe del dpcm'' era la frase ripetuta come fosse un mantra dal presidente Fugatti qualche settimana fa per ''aggirare'' la norma e cercare di permettersi qualcosa in più degli altri restando, comunque, nei confini della legalità e pare essere stata questa la filosofia anche nella gestione della pandemia. La reazione nazionale ai clamorosi errori del Trentino, poi, è giocoforza lenta e macchinosa e non c'è troppo da stupirsi: il Trentino vale, sullo scacchiere nazionale, quanto un quartiere di Milano con i suoi 500 mila abitanti, è autonomo e nei decenni passati ha abituato tutti ad essere tra i territori migliori e più responsabili del Paese. Inoltre gli errori che sta facendo sono talmente marchiani che sembrano incredibili. 

 

E così se c'è voluto un mese dopo maggio perché il Trentino ammettesse di aver completamente sbagliato (unico in Italia) a interpretare una circolare ministeriale contando e comunicando solo i positivi con sintomi da cinque giorni. Un assurdo che il Dolomiti ha tentato di spiegare in tutti i modi anche alla Giunta, numeri alla mano, ma che Fugatti e Segnana hanno difeso a spada tratta ogni giorno, in conferenza stampa, pubblicamente, ribadendo ai trentini che si doveva fare così. Che fosse falso è stato dimostrato negli stessi giorni dall'ex rettore dell'Università di Trento Davide Bassi il quale aveva scritto una lettera al ministero della salute per esporgli il problema e la risposta era stata immediata: ''Per quanto riguarda “il criterio dei 5 giorni" , si tratta di un evidente fraintendimento del contenuto dei documenti pubblicati in data 30 aprile''. Il Trentino ha continuato lo stesso a sbagliare per oltre un mese quando, a metà giugno, senza dire niente, senza aggiornare i suoi cittadini, senza chiedere scusa, senza prendersi un minimo di responsabilità per quanto accaduto, ha dovuto comunicare tutti i positivi che si era dimenticata per strada e tornare al conteggio canonico come il resto d'Italia.

 

Ora si rischia di ritrovarsi presto nella stessa situazione. Il Trentino dal primo novembre ha praticamente smesso di verificare i positivi trovati con i tamponi antigenici con il tampone molecolare cosa che, invece, hanno continuato a fare le altre regioni. Da schema ministeriale, però, nel calderone dei positivi finivano solo quelli con tampone molecolare e così il Trentino è riuscito a non far figurare almeno due terzi dei positivi che trovava. Al contrario, con il molecolare si continuava a cercare la negativizzazione del paziente e quindi vi finivano tutti i guariti anche quelli che erano stati trovati con gli antigenici. Risultato: nell'ultima settimana di novembre praticamente tutti i giorni si stavano trovando più guariti dei positivi trovati. 

 

"Noi - ieri ha spiegato chiaramente Zaia rispondendo proprio su questo argomento in conferenza stampa - facciamo tanti test rapidi e facciamo la conferma di tutte queste analisi con il tampone molecolare, così come a tutti i contatti stretti dei positiviAspetti che in altre Regioni sono interpretati in maniera diversa, questo è condivisibile e non critico nessuno, ognuno ha il suo piano di sanità pubblico. Nessuno però ha il numero di tamponi che abbiamo noi e non si può confrontare una Ferrari con una Cinquecento". E la stessa cosa era stata confermata a il Dolomiti dall'Azienda sanitaria dell'Alto Adige. Insomma il Trentino ha adottato una sua strategia che poteva anche avere un suo senso perché metteva in isolamento immediato le persone positive all'antigenico, risparmiava il tampone molecolare e rendeva le cose più veloci.

 

L'errore, quindi, non è stato tanto dell'Apss ma è stato tutto politico: Fugatti, infatti, ha violato uno dei principi fondamentali della democrazia che è quello della trasparenza e ha nascosto ai cittadini la reale portata del contagio sul territorio in un'epidemia dove solo la consapevolezza collettiva di quel che accade salva vite umane perché determina comportamenti più attenti. L'errore questa volta è madornale, gravissimo e nonostante le petizioni, le richieste da tutte le categorie, l'ordine dei medici, e le continua domande fatte anche in conferenza stampa da il Dolomiti c'è voluta Roma a imporre trasparenza alla Provincia di Trento mentre il vicino Alto Adige, che pure ha sempre comunicato un quadro completo del contagio verificando gli antigenici con i molecolari, ha cominciato prima di Trento a comunicare anche i positivi agli antigenici anticipando le richieste ministeriali ed esercitando la sua autonomia (che ci voleva a dire comunichiamo X che sono i positivi ai molecolari però cittadini attenti che abbiamo trovato anche Y positivi agli antigenici?). 

 

E ancora non è finita la beffa per i trentini da parte del loro Governatore: negli scorsi giorni il Dolomiti in conferenza stampa ha chiesto venisse dato il quadro reale (quindi con i positivi agli antigenici e ai molecolari) attuale: quindi quante sono le persone positive, attualmente in isolamento. Fugatti ancora una volta ha comunicato solo i positivi ai molecolari, circa 2.500 persone un numero irrisorio, il secondo più basso di tutta Italia mentre il dato ''reale'' è molto probabilmente ben superiore a 10.000. ''Diamo i molecolari perché il ministero non c'ha detto di dare il complessivo anche con gli antigenici - si è giustificato Fugatti -. Quando ce lo dirà lo faremo''. Ancora una volta si cerca di fare i furbi, pur non essendolo minimamente. Gli ultimi della classe che provano a barare alla fine vengono sempre beccati perché non sono capaci nemmeno di fare quello e a quel punto le conseguenze sono molto peggiori di uno ''scusate'' anche tardivo.

 

''È uno scandalo indegno di una società europea, come quella trentina, con la trasparenza nel Dna'', scrive il Messaggero riportando la voce dell'ex rettore Davide Bassi. Si spiega quindi nell'articolo quello che abbiamo pubblicato tante volte anche su il Dolomiti riportando anche le analisi di Bassi con il Trentino che se si guardasse ai positivi comunicati a Roma avrebbe dati almeno tre volte peggiori rispetto agli ospedalizzati, ai decessi, alle terapie intensive di tutta Italia (perché la situazione era pressoché identica all'Alto Adige, in realtà, solo che i positivi comunicati erano meno di due terzi).

''La Provincia non nega - prosegue il Messaggero - ma dice che non trattasi di trucco, perché il ministero non richiedeva di sommare i positivi dei due tamponi. Fatto sta che questa somma viene fatta da molte Regioni, a partire dal Veneto, che hanno scelto di combattere il virus a tutto campo, anche a costo di finire in fascia rossa. Il Trentino invece è rimasto sempre in zona gialla nonostante l’occupazione stratosferica del 70% dei suoi letti di terapia intensiva''.

''A questo punto - sospira il professor Bassi - tre domande chiedono una risposta: chi deve pagare per la maggiore mortalità provocata dal basso allarme diffuso nel Trentino? Quali danni sono stati fatti a Regioni limitrofe che si sono comportate correttamente chiudendo scuole o attività economiche? E perché il ministero e l’Istituto Superiore di Sanità - che pure sapevano tutto - si fanno prendere per il naso?''. 

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